Metodo

International Studies in Phenomenology and Philosophy

Journal | Volume | Article

174563

Lo schermo come quadrato dinamico e l'architettura di vetro

Antonio Somaini

pp. 155-167

Abstract

In una fase della teoria del cinema e dei media, come quella attuale, che appare segnata da un dibattito sempre più intenso sul significato e sulla portata di nozioni come quelle di medium e dispositivo, riprendere l’opera di autori come Dziga Vertov e Sergei M. Ejzenštejn, Siegfried Kracauer e Walter Benjamin, può risultare una via produttiva non solo nel tentativo di situare in una prospettiva storica il dibattito contemporaneo, ma anche di trovare nuove modi di pensare le nozioni citate di medium e di dispositivo. Nel presente studio, l’autore esamina la riflessione di Ejzenštejn riguardo al dispositivo cinematografico come assemblage – flessibile, dinamico e in evoluzione – di tecniche, spazi e operazioni, concentrandosi su due momenti cruciali della sua lunga e complessa carriera: la conferenza The Dynamic Square tenuta a Hollywood nel 1930, e il progetto per film rimasto incompiuto e intitolato Glass House, presentato quello stesso anno alla Paramount. In entrambi i casi, Ejzenštejn considera lo schermo – una delle componenti cruciali del dispositivo cinematografico – come allo stesso tempo condizione senza la quale le immagini proiettate non possono essere visualizzate, come superfice di dimensioni e forme variabili, e come luogo di una serie di sperimentazioni sul montaggio e sullo spazio cinematografico, che in Glass House mette in luce le implicazioni estetiche e sociali di uno spazio completamente trasparente.

Publication details

Published in:

(2014) Schermi/Screens. Rivista di estetica 55.

Pages: 155-167

DOI: 10.4000/estetica.993

Full citation:

Somaini Antonio (2014) „Lo schermo come quadrato dinamico e l'architettura di vetro“. Rivista di estetica 55, 155–167.